A Passo di Carica. Murat, re di Napoli

La mostra, A Passo di Carica. Murat, re di Napoli, realizzata in occasione della fine del bicentenario di governo francese e della morte di Gioacchino Murat, nasce dagli studi e dalla collaborazione di Istituzioni diverse: il Consolato Generale di Francia a Napoli, il Comitato Nazionale per il Decennio francese, il Polo museale regionale della Campania e la Soprintendenza alle Belle arti e paesaggio per il comune e la Provincia di Napoli. Curata da Luigi Mascilli Migliorini, Annalisa Porzio e Paolo Mascilli Migliorini all’interno della sede prestigiosa del Palazzo Reale di Napoli, l’esposizione rappresenta un’occasione per analizzare la figura di Gioacchino Murat, divenuto re di Napoli dal 1808 al 1815, e soprattutto le decisioni politiche che portarono alla riforma del Regno.

Militare di grande carisma, Gioacchino riuscì a coinvolgere con facilità le truppe riportando numerose vittorie e divenendo duca di Berg, maresciallo di Francia e in fine re di Napoli. Sposò Carolina, sorella di Napoleone Bonaparte, e insieme a lei seppe diffondere un’immagine nuova della corte, in una forma eroica e borghese che rimandava all’antichità imperiale romana: un glorioso passato laico rivisitato in maniera moderna attraverso decorazioni, arredi, scenografie, abiti e gioielli.

Si manifestò anche un bisogno di maggiore funzionalità nelle abitazioni e in città, dove la realizzazione di nuove ampie strade cambiò l’aspetto urbanistico napoletano, di cui maggiore esempio è la definizione della piazza davanti al Palazzo Reale, oggi del Plebiscito.

Tutti questi aspetti vengono proposti nell’esposizione di Palazzo Reale attraverso opere, spesso mai viste o di collezione private, e una cartografia che introduce a questioni storiche ancora poco analizzate ma che ebbero importanti ricadute sui decenni successivi e sui cambiamenti sociali del Regno.

Lungo il percorso espositivo, il taglio storico viene arricchito da oggetti e immagini dal potere fortemente evocativo per chiarire la sostanza dei cambiamenti e delle novità politico-sociali, riportando alla luce anche la figura dell’uomo e dello statista Gioacchino, con le sue capacità e i suoi limiti.

A partire dalle piante e dai progetti, come quello detto “grande” di Niccolini e quello per il Foro Gioacchino; dalle testimonianze sull’attività edilizia e sulle regge; dalle stampe e dai modelli provenienti dal Museo de l’Armée e dalla Fondazione Napoléon di Parigi, fino alla ampia documentazione del Museo di San Martino, fra cui un acquerello con la bandiera di Murat; fino all’Ingresso del francese a Napoli il 6 settembre del 1808 tratto da della Biblioteca Nazionale; alla documentazione grafica della Storia patria; ai dipinti sulla Conquista di Capri e di paesaggio di Dunouy, pittore preferito dalla corte; alle armi come la Scimitarra proveniente dal Museo Civico del Risorgimento di Bologna o lo Stendardo e le splendide Pistole ageminate parigine.

Numerosi anche i ritratti, molti di collezione privata, riguardanti Gioacchino e la sua famiglia, come quello ufficiale tratto da Gerard dove Murat indossa il prezioso collare, pure in mostra, con i simboli del regno; e altri più privati e familiari riguardanti i figli e la moglie, su spille, oggetti d’uso, in scultura o dipinti che scoprono anche il lato più intimo di questa famiglia.

Fra le opere di provenienza privata troviamo il Ritratto di Jeanne Caroline Andrieu, le Decorazioni militari di Murat, l’immagine della famiglia rappresentata attraverso l’agopittura; il Disegno di vita quotidiana nella dimora di Palazzo Reale, accanto alla splendida Parure in oro e corallo di Carolina, al Ritratto di Gioacchino a cavallo da Franque e al Grembiule di Gran Maestro della Massoneria.

Altre opere, sono, invece, provenienti da Musei come quelli Napoleonici di Roma e Parigi, spesso non facili da vedere, come la Chiave del ciambellano con il monogramma della Fondazione parigina, l’Apoteosi di Maria Carolina proveniente dalla Società di Storia Patria, la scatola con il Ritratto di Gioacchino della Fondazione Napoléon di Parigi, le Tazzine dorate con il ritratto dei reali del museo di San Martino, fino alle testimonianze dei momenti finali di questa avventura napoletana attraverso la lettera che Gioacchino scrisse alla moglie da Pizzo Calabro e il Ciondolo con il suo ritratto e la ciocca dei capelli tagliata prima della fucilazione del Museo napoleonico di Roma.

Rosa Romano d’Orsi

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