Il brodo di polpo

Notizie storiche

Nell’antichità il brodo di polpo era servito caldo in un bicchiere o in una tazza da cui fuoriusciva un tentacolo che i napoletani chiamavano “ranfetella”. A cucinare in strada il polpo e a venderlo al popolo affamato per pochi soldi erano le donne, addette al mestiere.

Questa zuppa sembra avere origini antichissime, probabilmente greche. A Napoli le notizie sul suo consumo risalgono alla metà del XIV secolo come testimoniato da una lettera di Giovanni Boccacio, datata 1339 in cui si racconta della sua preparazione in occasaione di una nascita. Di questo cibo così presente nella cultura partenopea da testimonianza anche ne Il Ventre di Napoli” (1890):

Ricetta

Versare in una pentola alta dell’acqua con abbondante pepe, sale e prezzemolo. Quando l’acqua bolle, calare il polpo verace per tre volte, per far arricciare i tentacoli. Far cuocere per circa un’ora. Versare nelle tazze l’acqua in cui è stato cotto il polpo e aggiungere i tentacoli. Il brodo di polpo può essere arricchito con fette di pane casareccio abbrustolito o fritto.

Riferimenti letterari

Il brodo di polpo è citato da Giovanni Boccaccio in una lettera del 1339 in cui racconta che, in occasione della nascita di un bambino, i parenti avevano comprato un polpo e lo avevano inviato alla “puerpera”, una donna che si era occupata di cuocerlo e di preparare il brodo.

Matilde Serao nel suo libro “Il Ventre di Napoli”, pubblicato nel 1884, scrisse dell’usanza delle donne napoletane di vendere in strada un pezzo di polpo, bollito in grandi pentoloni riempiti di acqua di mare, e condito con peperone piccante. “Con due soldi – racconta la scrittrice – si compera un pezzo di polipo bollito nell’acqua di mare, condito con peperone fortissimo: questo commercio lo fanno le donne, nella strada, con un focolaretto e una piccola pignatta”.

Giuseppe Marotta ne “L’oro di Napoli”, del 1947, definì il brodo di polpo «il tè del mare», per l’intenso sapore; descrisse quello preparato da Gennarino Aprile, venditore ambulante di brodo, che inseriva nelle tazze anche un piccolo pezzo del tentacolo del polpo di grandi dimensioni.

Fonti bibliografiche e sitografiche

www.napolitoday.it

www.typi.it

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