Il caffè

Ricetta

Nella macchinetta napoletana, composta da 5 elementi, il caffè è ottenuto con la percolazione letna dell’acqua nella polvere di caffè: il risultato è quello di una preparazione più leggera ed aromatica di quella ottenuta con la moka (espresso).

Il segreto per un buon caffè è quello di non pulire mai la caffettiera con saponi o detersivi ma sciacquarla solo con sola acqua bollente, in modo da preservare l’aroma di caffè nella caffettiera.

Notizie storiche

La parola caffè deriva dall’arabo “qahwa”, che significa eccitante, in Turchia era chiamato kahve. La pianta, originaria dell’Etiopia, si diffuse prima in Arabia e poi in Turchia.

Secondo alcune tradizioni il caffè era presente in Campania già nel XV secolo, in virtù dei frequenti sbarchi di navi che trasportavano prodotti provenienti dall’Oriente, durante il dominio aragonese.

Secondo una leggenda, nel 1614 il musicologo Pietro Della Valle si trasferì da Roma a Napoli, a causa di una delusione amorosa. In seguito, decise di recarsi in Terra Santa dove rimase per dodici anni. Durante questo periodo scriveva lettere in cui raccontava di una bevanda detta kahve: “un liquido profumato che veniva fuori da bricchi posti sul fuoco e versato in piccole scodelle di porcellana, continuamente svuotate (e riempite) durante le conversazioni che seguivano il pasto”. Al suo ritorno nella penisola italiana portò il caffè a Napoli e in breve tempo il suo consumo si diffuse nella città.

Un’altra ipotesi, invece, afferma che il caffè giunse alla corte napoletana grazie a Maria Carolina d’Asburgo, che sposò re Ferdinando IV di Borbone e portò a Napoli alcune tradizioni viennesi, tra cui anche il consumo di caffè tanto in voga nella città austriaca. Sicuramente a Napoli l’uso del caffè era già affermato nel XVII secolo; papa Clemente VIII (1536-1605) lo definì, infatti, “bevanda del diavolo” a causa del sapore particolarmente gradevole, del colore scuro e del suo effetto corroborante.

Nel 1819 il francese Morize inventò la cocumella, la classica caffettiera napoletana, mentre nel XX secolo iniziò ad essere usata la “macchina per espresso” che permetteva di ottenere la bevanda in modo più veloce e facile.

Riferimenti letterari

Nella commedia Questi Fantasmi, Eduardo De Filippo descrive le modalità per preparare un buon caffè con la macchinetta napoletana e ne svela il segreto per ottenerne uno ottimo: coprire il beccuccio con un cuppetiello di carta «per preservare il fumo denso del primo caffè, che è il più carico e non si disperde», da togliere al momento di versare.

Il caffè è citato in diverse canzoni: il ritornello di Don Raffae’ di Fabrizio De André recita:

«Ah che bell’ ‘o café

Pure in carcere ‘o sanno fa

Co’ a ricetta ch’a Ciccirinella

Compagno di cella

Ci ha dato mammà».

Una delle tracce presenti nell’album Terra mia del 1977 di Pino Daniele si intitola “Na’ tazzulella e’ cafè”; l’artista canta del disagio e delle sfavorevoli condizioni economiche e sociali in cui versa il popolo napoletano.

Fonti bibliografiche e sitografiche

www.napolike.it

www.salabar.it

www.vesuviolive.it

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