Le paste cresciute

Notizie storiche

Antenata della pasta cresciuta è la zeppola citata dal poeta Giovan Battista del Tufo che nel XVI secolo scrisse degli ambulanti che servivano zeppole di pasta lievitata cosparse di miele. Le zeppole dolci furono sostituite dalle paste cresciute salate che entrarono a far parte degli ingredienti principali del cuoppo, divenendo uno dei cibi di strada più mangiati a Napoli.

Ricetta

In un recipiente capiente sciogliere un panetto di lievito di birra con un po’ di acqua tiepida, aggiungere sale e pian piano 600 gr di farina e tanta acqua quanta serve per ottenere una pasta molto morbida rimestando con l’aiuto di una forchetta. Fare lievitare nel recipiente coperto per circa un’ora e mezza e friggere l’impasto a cucchiaiate nell’olio bollente.

Variante: acciughe e fiori di zucca

Si possono aggiungere all’impasto vari ingredienti. La tradizione partenopea prevede la preparazione di pasta cresciuta arricchita con filetti di acciughe o fiori di zucca.

Le paste cresciute sono prodotti agroalimentari tradizionali campani, riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, in seguito alla proposta presentata dalla Regione Campania.

Riferimenti letterari

Ippolito Cavalcanti nel trattato Cucina teorico-pratica, pubblicato nel 1837, elencò le varianti delle paste cresciute, preparate dallo “zeppolajuolo”; erano arricchite con alghe di mare, acciughe, baccalà o “cicinielli”, i bianchetti.

Fonti bibliografiche e sitografiche

Jeanne Caròla Francesconi, La cucina napoletana, Napoli 1965

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