Nuova scoperta di un affresco con Deposizione e santi nel passaggio fra il chiostro del Grande Archivio e la chiesa dei Santi Severino e Sossio

Nuova scoperta di un affresco con Deposizione e santi nel passaggio fra il chiostro del Grande Archivio e la chiesa dei Santi Severino e Sossio

I lavori di recupero e valorizzazione, previsti nell’ambito del Grande Progetto Centro storico di Napoli – Valorizzazione dei sito UNESCO, condotti nel complesso monumentale benedettino dei SS. Severino e Sossio, sede dell’Archivio di Stato di Napoli, continuano a svelare aspetti finora sconosciuti della storia del monumento.
Dopo la scoperta degli affreschi di Belisario Corenzio sulle pareti della sala del Capitolo, è ora emerso un vano a probabile destinazione votiva affrescato con una Deposizione al centro e due santi vescovi ai lati. Il piccolo ambiente, posto nella zona adiacente al chiostro del Platano, è riferibile alla fase degli interventi quattrocenteschi prima delle modifiche attuate nel secolo successivo per la realizzazione di una scala di collegamento, anch’essa rimessa in luce con i lavori UNESCO, attraversata dai monaci per raggiungere la chiesa. E proprio l’idea progettuale elaborata dalla Soprintendenza Archeologia belle arti e paesaggio per il comune di Napoli, di ripristinare questo collegamento, ostruito nel 1835 in occasione del trasferimento dell’Archivio negli spazi del convento, ha consentito di evidenziare sulla parete laterale della scala, le tracce di un muro di tompagno che rivelavano la presenza di una nicchia, di base 1 mt x1 mt circa; un luogo di raccoglimento, interno alla vita dei monaci, murato in occasione della realizzazione della scala.
Un documento prezioso, utile alla ricostruzione delle trasformazioni interne al convento avviate, a seguito del lascito della casa d’Aragona alla fine del Quattrocento, con Giovanni Donadio detto il Mormando e riprese poi, negli anni successivi, dall’allievo Giovan Francesco di Palma.
È suggestiva l’ipotesi che l’ambiente possa aver contenuto i resti mortali dei due santi ai quali la chiesa è intitolata.
Studiare approfonditamente l’affresco, i riferimenti iconografici, i simboli, sarà sicura opportunità di chiarire aspetti logistici del monastero, ma anche di allargare la conoscenza sugli orientamenti della cultura figurativa a Napoli tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento con una testimonianza non esplorata, inedita e preservata dal muro che l’aveva negata.

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